“Ho una dipendenza che dura da anni dai film porno e dal sesso on line a pagamento e voglio sapere cosa devo fare” dichiarò all’inizio della prima seduta online un ricercatore universitario quasi trentenne.
Quest'uomo dai modi estremamente gentili e di una raffinata bellezza aveva vissuto in un paese arabo fino ai 10 anni, dopodiché si era trasferito con la famiglia negli Stati Uniti.
Fu in America che in tre uniche occasioni ebbe contatti fisici con le donne.
“Ricordo che a 10 anni, Sarah, una bambina americana mi diede un bacio sulle labbra ed io mi sentì strano. Ricordo che andai subito in bagno a sciacquarmi la bocca. Al college abbracciai una amica, ma mi sentii in colpa per averlo fatto. L’unico appuntamento che organizzai con una ragazza fu quando avevo 19 anni, andammo al cinema, la baciai e sentii il sapore del cibo nella sua bocca e ne rimasi disgustato”, mi raccontò in seduta.
Non legò molto con i coetanei americani, ad eccezione di uno di loro, uno studente modello, che un giorno gli confessò di aver avuto un rapporto sessuale completo con
una amica.
“Non giudicai male Steve, mi incuriosì molto il suo racconto e mi eccitò, ma ne rimasi anche scioccato”, dichiarò apertamente.
Piacere sessuale virtuale: desiderio nella dipendenza
Conclusi gli studi universitari, la sua famiglia si ritrasferì in medio oriente e lui passava lunghi periodi con loro per poi rientrare in America dove svolgeva le sue ricerche
universitarie. Presto si sarebbe dovuto trasferire per lungo tempo in America per un progetto di studi molto impegnativo.
L’unico modo in cui approcciava il piacere sessuale era il mondo virtuale delle cam girls e dei film porno che guardava masturbandosi moltissime volte al giorno.
“Certe volte penso quando guardo queste belle ragazze, ma perché non posso stare lì con una di loro ed essere il loro fidanzato?”, fu così che dichiarò spontaneamente la sua
fantasia di libertà.
Ma poi, un minuto dopo, assalito da sensi di colpa, dichiarava: “Sono disgustato da me stesso”.
Mi spiegò che provenendo da una famiglia nota nel suo paese di origine era sottoposto ad un controllo molto forte da parte del padre che desiderava per lui un determinato tipo di donna ed anche la presunta verginità prematrimoniale.
Scelsi di esplorare la questione delle tradizioni della sua cultura di origine in modo estremamente diretto.
“A che età si è sposato tuo padre?”
“Aveva 20 anni”.
“E in media oggi chi studia e si impegna per una carriera tipo la tua nel tuo paese a che età si sposa?”
“Verso i 30 anni, ed anche le ragazze adesso vogliono finire gli studi universitari e dunque si sposano più tardi tendenzialmente, rispetto a 50 anni fa è tutto cambiato. Chi decide di frequentare l’Università si sposa più tardi”.
“Beh" - aggiunsi con un fare spiccio - "Rimanere vergini a 20 anni come ha fatto tuo padre è un conto, ma fino ai 30 anni è molto più complicato. Forse determinate regole possono funzionare se ci si sposa sul finire dell’adolescenza, e dunque non pesa rimanere vergini o fingere di esserlo così a lungo”.
Mi disse che non aveva mai pensato in questi termini così pragmatici alla questione.
Il rapporto con suo padre
ll discorso slittò sulla descrizione della figura paterna descritta dal cliente come uomo intransigente e violento fisicamente con i figli, proveniente da una tribù che professava i valori arabi tradizionali.
“Senza l’avallo di mio padre non posso nemmeno sposarmi. Gli ho presentato una sola ragazza del mio paese, andavamo d’accordo, andava all’Università, ma ha detto no, perché non portava il velo integrale”, mi spiego con un volto incupito dalla tristezza e dalla rassegnazione.
“E tua madre?”
“Lei è sempre neutrale. So che non la pensa come mio padre, ma si tira fuori dagli attriti tra suo marito ed i figli”.
“Mettiamola così, tu fai la vita del monaco di clausura, fortunatamente in una cella di lusso. L’unica possibilità per te, al momento, quando ti sale la pressione del desiderio sessuale, cosa naturale per la tua età, è masturbarti con un film porno o una ragazza on line”.
“E’ proprio così la mia vita, come un monaco di clausura”, mi disse amareggiato e mi confessò delle decine di sogni erotici che faceva, in cui ricordava anche scene di film
porno viste molti anni fa.
“I tuoi sogni esprimono con chiarezza il tuo desiderio di esplorare la sessualità. E gli incontri sessuali on line, sono un bene per te perché pur se mercenari, ti consentono di esplorare un’altra parte di te, che scalpita perché vuole emergere”. Fu sorpreso e contento nell'ascoltare che ritenevo la sua pratica virtuale fuori dalla patologia.
“Ti consiglio, quando sei lì in America, lontano da tuo padre, di trovare un modo per approcciare le donne di persona” - la seduta ed il ciclo di incontri si concluse cosi.
Recuperare il desiderio
È mia opinione che anche un breve percorso terapeutico e finanche un solo colloquio attraverso il quale il soggetto riesca a dare valore ai segnali provenienti da parti profonde di se stessi che vogliono emergere, possano innescare meccanismi di depotenziamento della maschera sociale che si è costretti ad indossare.
Se questo paziente accoglierà l’idea che una personalità libera deve gettare via la maschera del conformismo sociale, allora potrà recuperare il desiderio dell’incontro fisico con una donna, esperienza che è stata fonte di angosce terribili perché legata al giudizio paterno e sociale sulla sessualità libera come comportamento di chi non è impuro. Quell’unica volta che aveva tentato di baciare una donna gli era infatti venuto il voltastomaco che altro non è che una fortissima paura somatizzata. La paura della punizione e del giudizio paterno.
Negli incontri sessuali virtuali, grazie proprio alla assenza di prossimità fisica del corpo dell’altro, era capace di fare esperienza del suo desiderio. Ecco che un comportamento che superficialmente il soggetto stesso aveva bollato come dipendenza, è a ben vedere un segnale della presenza di un brandello di sanità mentale che resiste all'assalto ideologico.
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