Disturbo Disforico Premestruale: quando il ciclo influenza profondamente la vita delle donne
- Melinda Rossi
- 9 apr
- Tempo di lettura: 5 min
Disturbo Disforico Premestruale: sintomi
Il ciclo mestruale accompagna la vita delle donne per decenni, con la sua regolarità biologica e con i cambiamenti ormonali che porta con sé. Per molte, questi cambiamenti si manifestano con sintomi fisici e psicologici più o meno lievi, spesso racchiusi nella comune definizione di “sindrome premestruale”.
Tuttavia, esiste una condizione molto più seria, spesso poco conosciuta o sottovalutata: il Disturbo Disforico Premestruale, o PMDD (dall’inglese Premenstrual Dysphoric Disorder). Questa patologia, riconosciuta ufficialmente solo negli ultimi anni e presente nel DSM 5, può avere un impatto profondo e debilitante sulla vita delle donne, influenzando la loro salute mentale, le relazioni e la produttività quotidiana.
I sintomi del PMDD compaiono solitamente nella seconda metà del ciclo mestruale e scompaiono entro pochi giorni dall'inizio delle mestruazioni. Per essere diagnosticato, il disturbo deve presentarsi per almeno due cicli consecutivi e includere almeno cinque dei seguenti sintomi, di cui almeno uno tra i primi quattro:
Umore depresso, disperazione, senso di inutilità
Ansia, tensione, nervosismo
Instabilità emotiva, pianto facile
Irritabilità o rabbia intensa
Perdita di interesse per le attività quotidiane
Difficoltà di concentrazione
Stanchezza, perdita di energia
Cambiamenti nel sonno (insonnia o ipersonnia)
Cambiamenti nell'appetito o nelle abitudini alimentari
Sintomi fisici come tensione mammaria, dolori muscolari, gonfiore, mal di testa
È fondamentale che questi sintomi interferiscano in modo significativo con le attività quotidiane, lavorative, scolastiche o relazionali.

La differenza tra sindrome premestruale e PMDD
La sindrome premestruale (SPM) è un insieme di sintomi fisici ed emotivi che si manifestano nel periodo precedente alle mestruazioni. Possono includere irritabilità, tensione mammaria, gonfiore, mal di testa, cambiamenti dell’umore e stanchezza. Sebbene possa essere fastidiosa, nella maggior parte dei casi non interferisce in modo significativo con la vita quotidiana.
Il Disturbo Disforico Premestruale, invece, rappresenta una forma grave di SPM ed è classificato come un disturbo depressivo nel Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-5). Le donne che ne soffrono vivono sintomi emotivi intensi e debilitanti: ansia acuta, umore depresso, scoppi d’ira improvvisi, tensione, irritabilità estrema, disperazione. Questi sintomi si manifestano in modo ciclico, in particolare durante la fase luteale del ciclo mestruale (ovvero dopo l’ovulazione e prima dell’arrivo delle mestruazioni) e migliorano con l’inizio del flusso mestruale. La regolarità temporale e la gravità dei sintomi sono elementi chiave per la diagnosi.
Un impatto che va oltre il corpo
Il PMDD non è solo una questione ormonale o di malessere passeggero: può compromettere seriamente la qualità della vita. Le donne che ne soffrono spesso riferiscono difficoltà nel mantenere relazioni affettive, problemi lavorativi o scolastici, isolamento sociale, senso di colpa, frustrazione e pensieri intrusivi, a volte anche di tipo autolesivo. Secondo alcune ricerche, fino al 15% delle donne con PMDD riporta pensieri suicidari durante le fasi più acute del disturbo.
Questi numeri sono allarmanti, ma spesso passano inosservati. La natura ciclica e la forte componente emotiva del disturbo portano molte donne a dubitare della propria percezione, temendo di “esagerare” o di essere considerate troppo sensibili. In realtà, il PMDD è una condizione reale, biologicamente fondata, che merita attenzione e un supporto specifico.
Le cause del PMDD: una questione complessa
Le cause del disturbo disforico premestruale non sono ancora del tutto chiare, ma la comunità scientifica concorda su alcuni fattori predisponenti. Non si tratta di una semplice reazione agli ormoni, poiché tutte le donne in età fertile sperimentano variazioni ormonali durante il ciclo, ma solo una parte sviluppa il disturbo. Questo suggerisce un’ipersensibilità cerebrale a tali fluttuazioni.
Gli ormoni sessuali femminili, in particolare il progesterone e i suoi metaboliti, sembrano avere un ruolo chiave. In alcune donne, questi composti interagiscono in modo anomalo con i neurotrasmettitori cerebrali, in particolare la serotonina, che è coinvolta nella regolazione dell’umore. Una predisposizione genetica e la presenza di altri disturbi dell’umore (come la depressione o i disturbi d’ansia) possono aumentare il rischio di sviluppare il PMDD.
Anche fattori ambientali, come lo stress cronico, esperienze traumatiche passate o abusi, possono contribuire alla comparsa o al peggioramento del disturbo.
La diagnosi: un percorso spesso tortuoso
Diagnosticare il PMDD può essere un processo lungo e frustrante. Molte donne impiegano anni prima di ricevere una diagnosi corretta, passando attraverso visite ginecologiche, psicologiche e mediche senza ottenere una spiegazione esaustiva per i propri sintomi. La mancanza di consapevolezza anche tra i professionisti della salute contribuisce al ritardo nella diagnosi.
Uno strumento utile è il diario dei sintomi: si tratta di una registrazione giornaliera dei sintomi fisici e psicologici per almeno due o tre cicli mestruali consecutivi. Questo diario aiuta a evidenziare la ciclicità dei sintomi, condizione essenziale per la diagnosi di PMDD. Esistono anche app e strumenti digitali che possono facilitare questo monitoraggio.
Gestione del disturbo con il sostegno psicologico
Fortunatamente, esistono diverse opzioni terapeutiche per affrontare il PMDD, anche se non esiste una cura definitiva. Il trattamento è spesso personalizzato, e può comprendere interventi farmacologici, psicologici e legati allo stile di vita.
1. Terapia farmacologica
Gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI), come fluoxetina, sertralina o escitalopram, si sono dimostrati efficaci nella riduzione dei sintomi, anche se assunti solo nella seconda metà del ciclo. Questi farmaci aiutano a regolare l'umore e a contrastare i sintomi depressivi e ansiosi.
In alcuni casi, possono essere prescritti contraccettivi ormonali combinati, che stabilizzano le fluttuazioni ormonali e attenuano i sintomi. Tuttavia, non tutte le donne rispondono positivamente a questo approccio, e in alcune il trattamento può persino peggiorare il quadro clinico.
In situazioni estreme e resistenti ad altri trattamenti, si può valutare l’uso di analoghi del GnRH (ormoni che bloccano temporaneamente l’ovulazione), oppure, in casi rarissimi, si arriva alla rimozione chirurgica delle ovaie (ovariectomia), un trattamento radicale riservato a casi gravi e invalidanti.
2.Supporto psicologico
La terapia cognitivo-comportamentale è particolarmente utile nel trattamento del PMDD. Aiuta le pazienti a riconoscere e gestire i pensieri negativi ricorrenti, a sviluppare strategie di coping efficaci e a migliorare la consapevolezza del legame tra ciclo mestruale e salute mentale.
Il supporto psicologico è fondamentale anche per contrastare la sensazione di isolamento e per validare l’esperienza delle donne che convivono con questa patologia. I gruppi di sostegno, in presenza o online, offrono spazi sicuri per condividere vissuti e strategie di adattamento.
3. Modifiche allo stile di vita
Alimentazione equilibrata, attività fisica regolare e una buona igiene del sonno possono contribuire a ridurre l’intensità dei sintomi. Anche tecniche di rilassamento, come lo yoga, la mindfulness o la meditazione, possono essere efficaci nel regolare lo stress e migliorare l’umore.
Ridurre l’assunzione di alcol, caffeina e zuccheri può aiutare a contenere l’irritabilità e la tensione premestruale. Alcuni studi suggeriscono anche l’integrazione di magnesio, calcio, vitamina B6 e omega-3, anche se l’efficacia non è ancora stata dimostrata con certezza scientifica.
Contro lo stigma della donna isterica
Il PMDD è ancora poco conosciuto e spesso stigmatizzato. Le donne che ne soffrono vengono etichettate come “drammatiche”, “isteriche” o “emotivamente instabili”, rafforzando stereotipi sessisti che delegittimano la sofferenza femminile. Questa mancanza di empatia sociale rende ancora più difficile chiedere aiuto e ricevere un trattamento adeguato.
Per questo motivo, è fondamentale promuovere l’informazione sul disturbo disforico premestruale non solo tra i medici, ma anche tra i datori di lavoro, gli educatori, i partner e la società in generale. Una donna che soffre di PMDD non è debole o instabile: sta affrontando un disturbo serio, con ripercussioni reali sulla sua salute mentale ed emotiva.
Il Disturbo Disforico Premestruale rappresenta uno dei tanti esempi di come la salute femminile sia stata per troppo tempo trascurata o sottovalutata. Dare un nome e una spiegazione a un’esperienza vissuta da molte donne significa offrire dignità, comprensione e possibilità di cura. Significa anche rompere il silenzio attorno a un dolore che, troppo spesso, viene vissuto in solitudine.
Affrontare il PMDD richiede un approccio multidisciplinare, che tenga conto della complessità del corpo e della mente femminile, e che riconosca il diritto di ogni donna a vivere il proprio ciclo mestruale non come una condanna, ma come parte di un’esperienza umana ricca, variegata e degna di rispetto.
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