Di Gianpaolo Crovato, Direttore scientifico della scuola Counseling InSeduta
I concetti di maschile e femminile hanno evidenziato come la psicologia junghiana sia basata su polarità opposte:
luce-ombra;
maschile-femminile;
giovane-vecchio ecc.
Per Jung, infatti, la psiche umana contiene già tutto:
il vecchio conterrà l’idea di giovane e viceversa. Gli errori di una cultura o di una singola società risiedono proprio nel sottolineare alcune peculiarità negandone altre, cioè separando gli opposti.
Compensazione e ombra per Jung
A differenza di Freud, Jung sostiene che noi non neghiamo soltanto l’istinto sessuale bensì, tutto ciò che la società e cultura del momento considerano inappropriato. Così come Adler che individua la volontà di potenza, ritenendola il motore inconscio delle scelte umane.
Secondo Jung, la teoria sulla sessualità di Freud e quella sulla volontà di potenza di Adler sono concentrate sull’ombra, quella parte che l’essere umano tende a non accettare. Tuttavia essa appresenta un archetipo, come il criminale che appare nei sogni, rappresentando il Caino o il Diavolo che è in ognuno di noi, ovvero il male.
Ogni forma archetipica, anche la più inaccettabile, non può essere eliminata e verrà proiettata verso l’esterno. Per questo, spesso le persone troppo morigerate saranno attratte dalla cronaca nera o si appassioneranno a serie televisive che rappresentano episodi criminali e così via.
La psicologia junghiana e l’archetipo del Male
Pur non potendolo di certo inserire tra le qualità personali, l’individuo ha bisogno del male come archetipo. Si tende a concepire sé stessi come luce e ad attribuire l’ombra ad altri.
Anche se possono sembrare delle storie lontane, già negli anni ‘30, Jung attribuì questa tendenza al nazismo, ma è decisamente più attuale la distinzione che applichiamo nel quotidiano, quando l’intolleranza verso lo sconosciuto ci spaventa e ci induce verso ogni forma di razzismo: si tratta del male identificato e proiettato fuori da noi, riversato sul problema dell’immigrazione. Il malessere nasce perché i nostri problemi, ovvero la nostra ombra, sono allontanati dalla psiche individuale.
Il Male e il Bene nei racconti di Jung
L’Orco, il Vampiro o l’Uomo nero secondo Jung rappresentano l’ombra, ovvero i cattivi che nelle fiabe terrorizzano i bambini, così come la fata buona, l’eroe che salva, sono figure psicologiche che simboleggiano il Bene.
Nella dimensione dell’Ombra trovano spazio tutti i personaggi che dimorano in noi e che a volte creano conflitti e distruzione. Nelle fiabe, così come nella vita, quando figure positive come l’eroe o l’eroina vincono sul male, concorrono alla maturazione della psiche.
La storia di Cappuccetto Rosso è un valido esempio: nel suo percorso di vita, rappresentato dall’ attraversamento del bosco per incontrare la nonna che rappresenta il suo Sè, incontrerà l’amore, la paura e la morte. L’incontro con il Lupo, ovvero con l’Ombra, rappresenta la perdita dell’innocenza, l’incontro con il maschile, il passaggio da ingenua bambina a donna adulta.
Di fronte alla minaccia e alla morte bisogna far ricorso alle proprie risorse, facendo uscire allo scoperto la propria forza aggressiva. Dalla pancia del lupo sconfitto dal Guerriero, (il cacciatore) esce il Sè ricomposto nell’immagine della nonna e dell’eroina (Cappuccetto rosso).
“L’uomo cresce secondo la grandezza del compito” Carl Gustav Jung
Psiche individuale e collettiva: un contrasto dietro la nevrosi
La psicologia di Jung è tutt’ora uno strumento utile e attuale per comprendere come fermarsi al culto del corpo possa essere un limite, un compiacimento davanti allo specchio, ma che si trasforma in una negazione della psiche collettiva.
Malgrado oggi per molte ragioni si viva meglio rispetto al secolo scorso, l’individualismo e la negazione di quello che ci circonda può condurre verso una spiegazione del perché ansia e depressione e altre nevrosi siano in aumento.
Probabilmente, oggi si soffre per l’eccessivo isolamento e per una società che ci mette nella condizione di dover “alzare l’asticella” della soddisfazione ogni giorno. Non si vive in ragione del ciò che si ha ora, ma del non ancora acquisito che genera un insaziabile appetito e un senso di vuoto difficile da colmare.
Ecco che la doppia concezione di psiche individuale e collettiva proposta da Jung, ovvero la contrapposizione tra il bisogno di individuazione e di partecipazione collettiva, può spiega perché oggi nel 21esimo secolo l’individuo soffra a causa di eccesso di individualismo.
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